Un personaggio di grande intelligenza e notevole umorismo. Sembra essere ancora vivo tanto forte è il ricordo che ha lasciato. D'accordo è il mister dello scudetto e delle finali dell'era Mantovani,Borea ,ma soprattutto è l'uomo che ,da quel grandissimo giocatore che fu in gioventù, aveva capito come funzionava uno spogliatoio di una grande squadra ,si chiamasse Jugoslavia,Real,Feyenoord,Roma,Napoli , oppure come doveva gestire quello di una medio-piccola (Ascoli,Den Haag, Servette,Young Boys, Perugia,Real Saragozza,Gijon): occorreva quella leggerezza che tale era solo in apparenza, occorreva disinnescare tensioni,oppure sapere caricare un calciatore, un ambiente,un gruppo. Lui era duttile, a suo modo morbido senza però tralasciare il compito per cui era stato chiamato alla guida di una squadra.Uno slavo atipico che coniugava grande cultura mai esibita (2 lauree e otto lingue parlate o masticate) con una visione semplificata - non semplice- di un calcio che nell'era sacchiana era diventato preda di inutili chiacchiericci e tattiche esasperate.
Era chiamato zingaro mentre Sven Goran era il rettore di Thorsby. Mai fu un accostamento , peraltro a suo danno, così stupido. Così banale.Di lui , tutti si ricordano le battute - Perdomo fra tutte-, i detti, le definizioni che prese ad una ad una poco ci dicono dell'uomo, per comprendere il quale occorre ricomporre tassello dopo tassello sino ad ottenere il puzzle che gli renda il dovuto merito, e non solo fra noi doriani.
Poche persone ridono con gli occhi: Vuja era una di quelle. Rideva con gli occhi, demistificava, riduceva all'essenza,al nocciolo, semplificava ("Mister quali movimenti debbono fare Vialli e Mancini per segnare nella sua Sampdoria?" " Devono essere gli altri a servirli, poi ci pensano loro a risolvere") portando con se, ovunque , quell'aria di un mister senza regole e senza età che lo rendeva meno omologato e omologabile dei suoi colleghi.
E nel grande puzzle del Presidente Paolo, era un pezzo angolare da cui si cominciava ogni anno la programmazione perche
la Società e la squadra fossero non solo forti ma anche apprezzate. Questo Vuja lo aveva capito ben presto e Paolo ,probabilmente, lo avreva scelto anche per queste doti.
